Es wird keinerlei Gewähr für die Aktualität der Inhalte im Archiv übernommen.
4.5.2011, 10:04 - Archiv

La rivoluzione del diesel 35 anni di Volkswagen Golf Diesel: quando la «D» divenne dinamica

Solo due anni dopo che la Golf aveva ridefinito la categoria delle vetture compatte, seguiva, nel 1974, un’altra pietra miliare. Nel 1976 Volkswagen rivoluzionava il concetto del motore diesel, con la nuova Golf D: per la prima volta una vettura diesel si distingueva anche per il suo brillante comportamento su strada, oltre che per la sua economia di esercizio. C’erano delle fondate ragioni per le quali il motore diesel, prima della comparsa della Golf Diesel nel settembre 1976, era rimasto relegato ai trattori e ad altri veicoli commerciali, mentre la sua diffusione in campo automobilistico era limitata quasi esclusivamente all’impiego sui taxi grazie alla sua economia nei consumi e alla sua robustezza. Fino al settembre del 1976 il motore diesel era stato sinonimo di flemma, pigrizia e indolenza. Improvvisamente, tutto cambiò: con il lancio sul mercato della Golf D, il diesel divenne tutt'a un tratto dinamico, brillante, se non addirittura sportivo. Con soli 1'471 centimetri cubici, il motore della Golf D era capace di 50 CV / 37 kW e girava fino a 5'000 giri/min, quasi come un motore a benzina. Il propulsore accelerava la vettura da 0 a 100 km/h in 19 secondi e consentiva una velocità massima di 141 km/h. Erano prestazioni ragguardevoli, anche se confrontate con il motore a ciclo Otto alimentato a benzina. La brillantezza nel salire di giri era il risultato di precise scelte progettuali: il propulsore diesel della Golf D derivava dall’apprezzato motore a benzina della serie EA 827. Il motore era stato irrobustito solo dove necessario, adottando una testata e pistoni diversi, per accogliere la precamera e la camera di combustione. Dove prima era stato sistemato lo spinterogeno, ora trovava posto la pompa del vuoto per il servofreno. Nonostante la provenienza da un motore a benzina, il nuovo Diesel aveva però tutte le tipiche qualità dei motori ad accensione spontanea, come la sobrietà, la robustezza e il classico, favorevole andamento della coppia motrice (82 Nm a 3'000 giri/min). Con un consumo normalizzato medio di soli 6,5 l/100 km, la Golf D era inoltre la più sobria delle autovetture diesel del suo tempo. Nella pubblica amministrazione ebbe la possibilità di dimostrare la sua longevità, essendo impiegata in decine di migliaia di esemplari, per esempio presso la posta tedesca. Anche agli automobilisti la Golf Diesel offriva grandi soddisfazioni nella guida e la sua diffusione crebbe anche nel segmento privato, raggiungendo elevate quote di mercato. La Golf D era stata presentata al momento giusto: dopo la crisi petrolifera, risparmiare sulle risorse aveva acquisito maggiore importanza e in molti cominciarono ad apprezzare l’elevato rendimento del motore diesel. Anche dal punto di vista ecologico la Golf con la lettera D sul portellone trovava ampio riscontro. Nel 1980, la cilindrata della Golf Diesel fu aumentata a 1'588 ccm. Il nuovo motore consumava la stessa quantità di carburante, ma era migliore in tutto rispetto al suo predecessore: la potenza toccava i 54 CV a 4'800 giri/min. La coppia motrice di 100 Nm, disponibile a 2'300 giri/min, consentiva una capacità di ripresa dai bassi numeri di giri ancora migliore. Già nel 1982, però, Volkswagen rivoluzionava nuovamente il proprio motore diesel: dotato di un turbocompressore, la potenza saliva a ben 70 cavalli particolarmente vivaci e avvicinava la Golf GTD, non solo per la sua caratterizzazione estetica, alla leggendaria sportiva compatta, la GTI. Ma questa è un’altra storia...
Share this: